A
ffiliato FESIK

Federazione Educativa Sportiva Italiana Karate

Riconosciuta dallo Stato
 Italiano con D.R. 421
DEL 10/07/2003
 

 

     
 

 

Gichin Funakoshi  1868 - 1957
 Fondatore della scuola Shotokan e
 Padre del Karate Moderno

Shotokan - Shoto (Onda di Pino)  (Pseudonimo che il Maestro usava per firmare i suoi lavori calligrafici)  Kan (Casa) "Scuola della casa delle onde di pino"    Intorno al 1922  il Maestro scrive il termine Karate con gli ideogrammi che significano "mano cinese", ma è verso il 1930 che riscrive l'ideogramma  kara "vuoto" diventando  "mano vuota"  aggiungendo poi il suffisso Do (via-cammino)  Karate-D
o


 

  IL KARATE-DO è un'arte marziale intesa a formare il carattere attraverso  la pratica,   perciò  il Karateka  è   effettivamente in grado di sormontare qualsiasi  ostacolo, sia esso  tangibile o  intangibile.  Il Karate-do è un'arte  di autodifesa a mani  nude in cui  braccia e  gambe vengono   preparate sistematicamente al    punto che l'attacco    improvviso di un  avversario può essere controllato con un'efficacia non dissimile  da   quella che   possono    dispiegare le armi moderne.    Il Karate-do è un'attività fisica che rende il  Karateka  padrone di  tutti i movimenti del    corpo  come il  piegarsi, saltare, rimanere in  equilibrio, muovere gli arti e il corpo in avanti e indietro, a destra e  sinistra,  verso l'alto e  verso il basso, liberamente e  uniformemente.   Le tecniche del Karate-do sono   controllate dalla forza di volontà  del Karateka e giungono al bersaglio spontaneamente   e con precisione.   L'essenza del  Karate è il Kime. Kime significa  eseguire un attacco  esplosivo diretto al bersaglio  impiegando la  tecnica appropriata e la massima  potenza  nel lasso di tempo più  breve. (Molto tempo fa era in uso l'espressione   "ikken  hissatsu"  che significava  "uccidere   con un solo colpo", ma  dedurne che lo scopo del Karate sia quello  di  uccidere è pericoloso oltre che  sbagliato.  Occorre ricordare che i   Karateka del  passato  potevano praticare il    Kime  quotidianamente e  con rigorosa  disciplina grazie all'impiego del  Makiwara.  Il Kime può essere  effettuato    percuotendo, colpendo di  pugno o di calcio,  ma anche  parando. Una tecnica carente di  Kime non può in nessun   modo venire considerata vero  Karate, e  non importa  quanto questa esteriormente   possa    sembrare tale. 
     Le gare non fanno eccezione tuttavia è contrario alle regole  giungere al contatto vero e proprio  per il   pericolo   che ciò  comporta. Sun-dome significa  arrestare la tecnica appena prima del  contatto del bersaglio (Sun equivale  a circa tre centimetri).  Ma non portare una  tecnica  al Kime
non è vero Karate e di  conseguenza il problema   consiste nel come sanare la  contraddizione che  sussiste tra  Kime e  Sun-dome.   La risposta è questa: Il bersaglio  si stabilisce convenzionalmente appena  prima del punto vitale  dell'avversario.    Lo si potrà  allora colpire   controllando nello
stesso  tempo il colpo,  senza arrivare  al  contatto. L'allenamento trasformava le varie parti del  corpo in altrettante armi che  possono venire  impiegate liberamente e con efficacia.  Ma la qualità  necessaria a    realizzare tutto questo è  l'autocontrollo.    Per vincere occorre  innanzi tutto vincere  se stessi.

                                                                        Sensei  Masatoshi  Nakayama - 1913-1978